venerdì 24 luglio 2009

Sonetto 92 William Shakespeare

Fa pure del tuo peggio per sfuggirmi,
tu in me vivrai per tutta la vita
e vita non durerà più a lungo del tuo amore,
perché sol da questo affetto essa dipende.


Quindi temer non devo il peggior dei torti
quando nel più piccolo la mia vita ha fine;
mi par di meritare miglior sorte
di quella che in balìa dei tuoi capricci.


Non puoi torturarmi con la tua incostanza
Perché nel tuo disdegno muore la mia vita:
o che beato titolo solo io posseggo,

felice del tuo amore, felice di morire!

Ma esiste felicità che nuvole non tema?
Tu potresti ingannarmi ed io non saperlo.



William Shakespeare




Amore inganni?

Si! Inganni...anche, lo so.

Ma potrei mai sfuggire al tormento e l'estasi che regali?

Incatenata o ridotta a brandelli, pulsa il sangue nelle mie vene

e tu...angelo e diavolo mi possiedi.

L'Amore è pena dell'Inferno e gioia del Paradiso.

2 commenti:

Felinità ha detto...

Anche qui la rivoluzione! E' bellissimo il nuovo look. Oggi puntiamo alto : Amore tormentato e
Shakespeare, bel binomio. Ma lui stesso si è risposto ai suoi dubbi,
"felice del tuo amore, felice di morire!" meglio morire d'amore che vivere senza. Beh se riusciamo a non finire in estreme conseguenze magari ..... anche se alla poesia giova ....... Un bacio gattesco mia affascinante musa attorniata di parole soffuse.

Calliope ha detto...

Credevo l'Amore fosse quello poetico e felice del cuore estasiato ma non è amor felice se non è amor tormentato...quello delle pene e dell'ardor intenso e triste...
Gattesca gioia è un discorso degno di Arianna nel labirino ^^

Baci Fel.